Parte 1 | Parte 2 | ||||
Vogliamo continuare a conoscere più da vicino Gesù l'Emmanuel... Ha detto parole per gente d'altri tempi? "Venite e vedrete" |
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Perché Gesù ha compiuto miracoli?Qual è il loro significato rispetto al suo annuncio del regno di Dio? |
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Parlava loro in parabole...Chi sei tu, Signore, che parli così? quale mistero della tua vita mi vuoi rivelare? |
Del regno di Dio possiamo parlare solo mediante paragoni presi dalla nostra vita.
La forma della parabola consente di proporre indirettamente una verità senza enunciarla a chiare lettere. E' uno strumento di dialogo. Gesù vi ricorre per provocare un cambiamento di posizione (condurre gli ascoltatori da un modo di vedere a un altro), per costringere l'ascoltatore a una riflessione personale; in rapporto a questo cammino gli ascoltatori si dividono e lo fanno in base alla disponibilità o meno a procedere oltre. Per comprendere le parabole occorre essere disposti a convertirsi. Gesù racconta che il regno di Dio è come il seme che, sparso per la campagna, è preda di uccelli, è calpestato dai passanti, è impedito di crescere da pietre e rovi selvatici. Ma tutto questo non impedisce che la piccola parte di seme caduto nel terreno buono dia frutto, un frutto tale da compensare abbondantemente il molto seme perduto (Marco 4,1-20). Dio non distrugge il male; il regno, nel suo farsi, è ancora all'ombra del male. L'uomo vorrebbe solo il bene, considera il male come un fattore di disturbo. Eppure il regno di Dio è accettazione di quell'ombra misteriosa che è il peccato, la pigrizia; solo alla fine il grano buono sarà separato dalla zizzania, salvato e posto nel granaio della vita eterna, nel quale i pesi buoni verranno distinti dai cattivi. Ecco la vittoria, la redenzione compiuta da Gesù: egli sa trarre il bene dal male, opera il bene passando dentro il male; è il mistero della passione e della croce. Ma come mai queste cose devono essere dette in parabole? Una risposta possibile: perché nessuno di noi è pronto ad accogliere l'aspetto umile del regno, nessuno di noi è disposto ad accettare la debolezza di Gesù di fronte al male, il suo apparente soccombere (anche perché intravediamo la nostra sconfitta!). E' difficile da accettare ma è la verità di Dio che si è manifestata così; che un Dio debole, umiliato e sconfitto sia il Dio del regno è il mistero della morte e risurrezione di Gesù... Il regno è qui, malgrado le tante miserie e povertà. Dio è Amore, malgrado le sofferenze e gli orrori della vita. L'uomo è amato e libero. |
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Come un servo |
Nella prossimità della sua morte Gesù compie un gesto che vuol essere il riassunto di tutta la sua vita e l'anticipazione del significato della sua croce.
Si china, come un servo, per lavare i piedi ai discepoli. In ogni parola ed in ogni gesto l'esistenza di Gesù è stata un servizio per la vita degli uomini. La sua morte diventerà il dono ed il servizio totale. "Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi avete chiamato Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho infatti dato l'esempio, perché , come ho fatto io, facciate anche voi.. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica" (Giovanni 13,12-17). Sulle orme del Maestro, anche la vita del discepolo deve diventare dono generoso, servizio pieno ai fratelli. Non è un programma di vita facile, esige un continuo cambio di mentalità, uno sforzo rinnovato per superare se stessi ed i propri egoismi. Chi accetterà questo progetto per la propria vita, continuerà a rendere presente nella storia Gesù, servo di Dio e degli uomini. Gli presterà voce, mani, cuore perché possa ancora amare in modo visibile gli uomini di tutti i tempi. |
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La croce: stoltezza e follia |
Gesù era consapevole dell'abbandono da parte anche dei discepoli come del tradimento cui andava incontro; eppure con un gesto simbolico, rituale e ripetibile ha voluto nuovamente spiegare il senso della sua vita ai discepoli stessi nell'ultima cena: "... preso un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio». Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi»." Gesù ringrazia per le grandi opere che Dio ha compiuto a nostro favore e si prepara a donare la sua vita e, rivolto ai suoi discepoli: "«Prendete, mangiate, bevete, fate questo in memoria di me»"
(Prendere, mangiare, bere, fare memoria esprimono la sequela, cioè la profonda condivisione dello stesso destino di Gesù). E, dopo un processo sommario, arriva la croce. "Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno». (Luca 23,33-34). C'è una radicale differenza tra la regalità del mondo e la regalità di Gesù: quella del mondo si manifesta nella potenza, nella imposizione, nell'affermazione di sé; quella di Gesù si manifesta, invece, nel servizio, nell'amore, nel dono di sé. Per Gesù la morte non è semplicemente lo sbocco logico, inevitabile e prevedibile di ciò che egli dice e fa, l'esito ultimo delle reazioni violente che egli suscita. Egli vede in essa l'espressione di una fedeltà totale al disegno dell'amore di Dio, il quale vuole essere sempre e totalmente disponibile all'uomo, anche di fronte alla sua malvagità. La croce diventa la rivelazione massima, oltre ogni attesa, della solidarietà di Dio nei confronti dell'uomo, una solidarietà così forte che non si lascia vincere dallo stesso rifiuto dell'uomo. Rifiutato da noi, Gesù muore per noi. Per tutto questo non solo la croce è lieta notizia, ma in un certo senso è il centro della lieta notizia. C'è poi un secondo aspetto che fa della croce una lieta notizia: essa mostra che la via dell'amore è vittoriosa: sembra perdente ma è vittoriosa. Dopo la morte in croce qualcosa di eccezionale è accaduto, qualcosa che ha cambiato la vita di molti suoi discepoli, qualcosa che è fonte di speranza per noi,...: è la "risurrezione". Come è fatta una vita da "risorti" rimane per noi un mistero ma "il Creatore del mondo" è intervenuto in qualche modo... |
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"Voi chi dite che io sia?"Possiamo non rispondere? Non
occorre trovare una risposta sincera? Oppure, anche noi così scettici, così occupati
in tante cose, dobbiamo ammettere, come il centurione pagano, "Seguimi..."Seguendolo scopriremo qual è il
segreto che dà senso al vivere, anche quando
ci fosse fatica o dolore? |
Ecco la mia risposta?...