In dialogo con l'Altro...

come Abramo Gesù Teresa d'Avila David Maria Turoldo  
           
 

Come pregare?

"Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

Padre, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdonaci i nostri peccati,
perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore,
e non ci indurre in tentazione»." (Luca 11,1-4)

Se Ogni preghiera di Gesù che ci è stata tramandata inizia con l'invocazione "Padre" vuol dire che questo è il primo grado, l'atmosfera della preghiera. Con questa invocazione troviamo il tono vero, l'atteggiamento di disponibilità, di fiducia, di abbandono, di certezza di essere ascoltati, di sicurezza, di superamento delle paure, di chiarezza di rapporto.
Il secondo momento è rappresentato dalle espressioni di auspicio: "sia santificato il tuo nome", "venga il tuo regno": chiedendo la venuta del Regno esprimiamo l'augurio, il desiderio, l'ansia per la manifestazione di quella realtà che identifichiamo con la parola Regno, ossia un mondo di giustizia, di amore,...che però non è il Regno che possiamo avere in testa noi, ma quello che è nel progetto di Dio. E il progetto di Dio si dimostra sempre più grande, sempre più largo dei nostri desideri, sempre più elevato delle nostre richieste. In questa dinamica - tra il progetto che noi costruiamo giorno per giorno e il Regno di Dio che è più grande del nostro progetto - la nostra preghiera ci rende attivi.
Le domande sono invece il terzo momento della preghiera. Che cosa occorre perché venga il Regno, perché il progetto di Dio si realizzi? Abbiamo bisogno di perseverare nell'oggi (attraverso il pane quotidiano), di molta misericordia e di perdono reciproco e del sostegno di Dio per non cedere alla tentazione quando viene il momento della prova.
 

Nei Getsemani ...

"Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione»." (Luca 22,39-46)

Per "tentazione" non si intende, almeno immediatamente, la spinta a fare il male, è qualcosa di più sottile e drammatico: è la tentazione di fuggire dalle proprie responsabilità, la paura di decidersi, la paura di guardare in faccia una realtà che esige una mia decisione, è la paura ad affrontare i problemi della vita, è la tentazione di chiudere gli occhi, di nascondersi, di far finta di non vedere per non finire coinvolti, è la tentazione che vorrebbe impedirci di dare una risposta a quel che Dio, il mondo ci chiama a compiere.

E allora l'esortazione a pregare per non entrare in tentazione significa pregate per non entrare in quell'atmosfera di compromesso, di comodità, di fuga e di disinteresse in cui non si sceglie, non si decide alcunché. Questa situazione è esemplificata dagli apostoli che dormono per la tristezza, per non vedere. Ma questo non è l'unico caso descritto nella Bibbia: capitò anche al grande profeta Elia, coraggioso, temerario e travolto anche lui dalla tentazione del disimpegno: "impaurito, si alzò e se ne andò per salvarsi" (1Re 2,3); come pure al profeta Giona che fugge perché non vuole affrontare il compito di profeta.

La preghiera non è quindi fuga nel privato, non è declinare le responsabilità ma è guardare in faccia la realtà e prendere la decisione importante.

Chiediamo al Signore: tu che hai vinto la paura della morte, fa che nella nostra preghiera riusciamo a vincere ogni paura che ci impedisce di deciderci per te, per i fratelli, per ciò che ci costa e ci spaventa.

sulla croce...

"Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno»." ...(Luca 23,33-34)

"Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito ». Detto questo spirò." (Luca 23,44-46)

Nessuno l'ha capito, tutti lo hanno abbandonato eppure Gesù ha scelto di affidarsi completamente a Dio e non fuggire. L'esistenza dell'uomo trova il suo senso proprio nell'affidarsi e sapersi fidare: il bene che si fa va oltre il calcolo, oltre la misura, oltre la pura razionalità. L'atteggiamento di morte è invece quello di un mondo che ha paura.
   

A quale Dio credo?
Al Dio da cui posso sperare un certo successo, che mi potrebbe servire..?
Oppure, credo al Dio che dà la vita se affido a lui tutto me stesso, il mio progetto di vita e il mio futuro?
Credo al Dio che mi saprà ridare vita al quintuplo, anche se l'evidenza sarà la morte perché la certezza è la vita col Risorto?
Gesù l'ha detto nel Vangelo: chi perde la propria vita la troverà, ma chi vuol tenerla chiusa in se stesso e non si affida, la perderà...