Il dialogo Un esempio Se si inceppa Affettivitą e sessualitą Il progetto in due Amare al modo di Dio

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"non ti ho mai detto che..."

           
   

L'amore non è una conquista fatta una volta per sempre; è necessario lottare continuamente contro alcuni "corrosivi".

"PENSAVO FOSSE AMORE e invece ERA UN CALESSE!"

(Che cos'è un corrosivo? Un tubo di ferro col tempo e con l'incuria arrugginisce, si corrode fino a rompersi...)

Vediamo alcuni di questi corrosivi:

Il ricatto

Nasce dai conflitti non risolti, dal non aver perdonato e dal desiderio di vendetta. E' un modo per avere la rivincita da parte del partner convinto di aver subito dei torti o di aver "ceduto" la volta precedente.
C'è il ricatto più evidente o quello più sottile delle persone apparentemente "brave, brave" ma che poi fanno scontare le pene per giorni e giorni.
Quando si ricorre spesso al ricatto significa che prevale la mentalità del calcolo e non quella dell'amore.

Il contrario è la generosità, la magnanimità, il perdono.
   

La routine

Può portare piano piano a piccole e grandi trascuratezze, a sottovalutare, a dare per scontato, a non impegnarsi per costruire quotidianamente l'amore attraverso le attenzioni, le novità.
E' il lasciarsi prendere e trascinare dagli impegni, dagli orari di lavoro,... senza più la capacità di fermarsi e dedicarsi del tempo...(si inizia con i ritardi, i sotterfugi fatti a fin di bene e poi...).

Il contrario è la delicatezza, la creatività, l'aver a cuore; è pensare che nulla è gratis per sempre...
 

La critica

Non è soltanto quella più esplicita che comprende il rimprovero o l'accusa.
A volte è quella sottile che crea la mentalità di accusa invece che di comprensione e di dialogo:
  • può essere la voglia di cercare sempre chi ha ragione e chi ha torto,
  • può essere la voglia di giudicare sempre e comunque, oppure
  • l'arrampicarsi sugli specchi per dimostrare che il torto sta altrove oppure
  • il vittimismo che è comunque un modo per scaricarsi la responsabilità.
Criticare significa attribuire un significato negativo all'altro, considerare uno sbaglio quello che invece fa parte del carattere di una persona. Una cosa è dire "ti sei dimenticato" e una cosa è dire "mi trascuri sempre..."

Il contrario è il dialogo, l'ascolto e la comunicazione dei sentimenti, cercare le vere intenzioni del comportamento dell'altro.

Le aspettative

  • Quando ci aspetta che l'altro faccia;
  • quando si pretende...
  • quando si sta a misurare il 50% tocca a me il 50% tocca a te;
  • quando si pensa che l'altro debba leggere dentro i nostri pensieri e intuire i nostri desideri senza lo sforzo e l'umiltà di parlare ("lo deve capire da solo!").
 

Infedeltà a piccole dosi

Quando magari anche senza arrivare a tradire, di fatto si agisce come se si vivesse da soli: nelle decisioni, nel tempo libero , nelle scelte ognuno decide per sé... guai a interferire ... ma allora la coppia dov'è?

La gelosia

Un pizzico di gelosia è comprensibile ed è un bene (un segno dell'amore esclusivo per la persona)... ma quando nasce da una mentalità possessiva e di controllo diventa un "corrosivo" che intacca e corrode.
La gelosia può nascere da un'immagine negativa di sé che vede nel comportamento dell'altro un qualcosa che viene meno per sé. Nascono allora i sospetti, le inchieste...
Occorre:
- intraprendere la strada del vero dialogo perché vengano alla luce e si chiariscano i veri motivi della sfiducia (di chi è geloso) e, dall'altra parte,
- l'onestà di vedere e riconoscere quali dei comportamenti possono alimentare la gelosia dell'altro.
   

Gli argomenti non affrontati
(o affrontati male)

Gli argomenti che diventano tabù ("di questo non si parla..."), su cui si è incapaci di dialogare, perché sono affrontati male e si finisce con lo scontro, sono "mine vaganti" che, prima o poi, scoppiano!

L'alternativa è il dialogo sempre e comunque...
 

E allora? A che punto è la nostra relazione? ci siamo "impegnati per sempre"?

Non si può rimandare a domani il chiarimento di ciò che è da chiarire. Senza giudicare a chi tocca fare il primo passo io devo fare il primo passo, io voglio fare il "dono", il passo necessario per dialogare... Forse devo chiedere subito perdono ammettendo la parte di colpa..., forse devo fare qualche domanda e mettermi in ascolto dell'altro...? Mettiamo da parte l'orgoglio, il "non voglio perdere la faccia", il "temo chissà quali conseguenze, allora mi difendo e non ammetto il mio errore"... altrimenti non si va da nessuna parte...

Ecco un paio di alternative se il nostro grande amore si è "inceppato"?

Il perdono

Dopo la colpa dell'altro non è facile dare il perdono, quello vero, ma è sempre necessario per la sopravvivenza del rapporto.
Si tratta di fare un vero "per-dono" (un dono grande, "al di là" di quello che ci si potrebbe aspettare!) e non soltanto un compromesso; non soltanto lasciar perdere, non soltanto un calcolo che rimanda alla prossima volta quando tutto tornerà a galla... dare il perdono non vuol dire mettere l'altro in ginocchio perché riconosca i suoi torti.
Una difficoltà per chi perdona è che può essere tutto preso dalla propria sofferenza. Può essere portato a replicare, a farla lunga nel cercare ragioni e torti, o chiedere promesse o garanzie prima di accordare il perdono...
Per chi chiede perdono non è facile essere coscienti del male e della sofferenza procurati all'altro. E, comunque, occorre sentire il bisogno di "essere perdonati"...

Ma, se si vuole salvare la propria relazione, a volte occorre saper fare anche le cose difficili...!
 

L'abbandono...

L'alternativa è l'abbandono?

E come la mettiamo con "gli impegni presi insieme"?

Ed il dolore che provoco nell'altro?

Non c'è soluzione alternativa?

E, comunque, cerchiamo di non affondare nei sensi di colpa! ricordiamoci dell'obiettivo vero della nostra vita...!