Le scelte / e se arriva un figlio che non voglio?...

         
Ogni scelta implica una "filosofia", una "visione del mondo", una visione complessiva della vita umana e del suo destino, del suo senso e del suo valore...
C'è solo il mio "io" (con i miei interessi, le mie aspirazioni,...)?
oppure c'è anche un "tu" (un'altra persona)? In questo caso è necessariamente in conflitto con il mio "io", mi ostacola, mi impedisce solo di "fare quello che voglio"?

Chi è il "tu"? E' una persona: può essere mio padre, mia madre, mio figlio (perché no!), un amico od un "nemico"...(qualcuno da cui difendersi?, da eliminare?,...)
In realtà è proprio quel "tu" che mi consente di vivere!
Non c'è la possibilità di vivere una vita vera senza il "tu", senza gli altri...
E non è proprio lì, e soltanto lì, che riesco a trovare un senso per la mia stessa vita? Se mi dimentico di questo non finisco con il sopraffare (magari in modi diversi..., ma sempre di sopraffazione si tratta) gli altri?
Non è vero che quando qualcuno se ne è dimenticato ha finito con il costruire i lager e "con i bambini ci ha fatto il sapone"...? Dov'è il confine tra il lecito e il non? possiamo essere noi a stabilirlo?
 

I problemi...

("io"devo studiare, "io"devo...,
"io" non posso mantenere un figlio,...)
E' vero ci possono essere situazioni di particolare difficoltà per cui la scelta è difficile... Ma è anche vero che a cercarle, a volte, le soluzioni si trovano... (C'è l'adozione, ci sono i sostegni economici,...) o si vuole, comunque, partecipare alla battaglia contro la vita e abbracciare la cultura della morte ("mors tua, vita mea...")?

Un fine buono non rende buona un'azione in se stessa cattiva e non giustifica mezzi cattivi: tra mezzi e fine, infatti, esiste un rapporto di reciproca e intrinseca connessione. E, in fondo, sono proprio i mezzi, le azioni quelle ci identificano (non basta dirsi per la vita e poi non farsi troppi scrupoli per sopprimerla, magari se non si è visti e non lo si fa sapere in giro...).

Ha senso una libertà senza solidarietà, senza accoglienza, senza servizio dell'altro? Vale solo la libertà del più forte?

Ci siamo dimenticati di quando andavamo in giro a dire che l'essere deve prevalere sull'avere, la persona deve prevalere sulle cose, l'interessamento per l'altro e l'accoglienza devono prevalere sull'indifferenza e sul rifiuto? o vale solo per gli altri?

Ogni uomo è "affidato" ad un altro uomo, non è qualcosa a sé stante, autonomo, dipende dagli altri (io stesso se esisto, se vivo è perché qualcun altro, mio padre e mia madre, lo hanno consentito!). Non posso rispondere alla domanda "Dov'è Abele, tuo fratello?" come Caino: Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello? Devo prendermene cura? Ebbene sì, non posso sottrarmi alle mie responsabilità...
 
E se pensassi di sopprimerlo! E' piccolo, non è ancora un uomo!
Certo, per tacitare la nostra stessa coscienza, possiamo inventarci qualsiasi cosa...
Ma è un po' difficile sostenere che, in fondo, ci sono soppressioni della vita diverse...: "se un bambino non è propriamente "cosciente" perché ancora piccolino oppure se un anziano ha bisogno di cure, non è più autonomo e magari ha perso un po' del suo senno, non è poi così grave sopprimerli, tanto non servono!..."
Vogliamo arrivare a tanto? Guarda caso ci troviamo di fronte a situazioni di massima precarietà, quando la vita è priva di qualsiasi capacità di difesa (è in fondo la solita logica dei potenti contro i deboli?).

L'embrione è vita come ciascuno di noi perché ciascuno di noi è stato embrione. Senza embrione non ci sarebbe nessuno di noi... Non si può sostenere che se ha meno di 2 giorni, 1 mese o 1 anno non è un individuo... Nel momento in cui c'è l'embrione c'è il progetto di una vita intera...
Gli embrioni non sono solo un insieme di cellule, sono già il segno di una presenza umana, essendo il processo di sviluppo dell'individuo umano continuo (dalla fecondazione all'adulto!).
 

Si può andare contro la vita umana?

Quando si va contro la vita?
- ogni volta che si sopprime una vita (la mia o quella di un altro!),
- ogni volta che si viola l'integrità della persona (con mutilazioni, torture al corpo o alla mente, violenze,..),
- ogni volta che si offende la dignità umana (incarcerazioni arbitrarie, deportazioni, schiavitù, mercato delle donne o dei giovani, condizioni di lavoro che si riducono a sfruttamento,..),
- ogni volta che non si fa nulla per combattere le miserie del mondo (fame, malnutrizione e malattie dei cosiddetti paesi del terzo mondo...).

E, allo stesso tempo, se si va contro la vita e si abbraccia la cultura della morte, non si va contro a chi ha creato la vita, al nostro " Creatore "? O siamo noi ad avere inventato la vita, come abbiamo inventato la bicicletta, l'auto e il computer?

La ribellione contro il nostro stesso "Creatore" può essere considerata lecita? Non corrisponde al rifiuto di un dono ricevuto senza alcun merito?
Siamo liberi di rispondere come vogliamo ma non di sottrarci alle nostre responsabilità...

E, alla fine, vogliamo sentirci dire:
"La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo...
Che hai fatto?"
   
           

"Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male...
Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza.. "

"Sono venuto perché abbiano la vita..."
e non è la vita il dono più grande che si possa fare e/o ricevere?

"Si, questa vita mortale è, nonostante i suoi travagli, le sue sofferenze, la sua fatale caducità,
un fatto bellissimo, un prodigio sempre originale e commovente,
un avvenimento degno di essere cantato in gioia e gloria."