Nel termine fede sono spesso confluiti diversi significati non proprio coincidenti: - fede come "credenza", come formulazioni del contenuto della fede, come qualcosa di "intellettuale", come un'opinione, come una dichiarazione a parole... C'è la fede cristiana in un unico Dio... ma c'è anche la fede dello scienziato che il reale sia intellegibile, che le leggi che governano il mondo abbiano una loro stabilità,... - fede come qualcosa di molto più personale e individuale, di più profondamente basato sull’esperienza umana rispetto a qualsiasi formulazione intellettuale. Già nel 1962, Wilfred Cantwell Smith scriveva: «La mia fede è un atto che io pongo, io stesso, nudo davanti a Dio. Non esiste una generica fede cristiana, non esiste la “fede buddhista”, non esiste la “fede indù”, non esiste la “fede ebraica”. Esiste solo la mia fede, la tua e quella del mio amico shintoista o del mio vicino ebreo». - fede come qualcosa di cognitivo ed esistenziale al tempo stesso. Secondo Avery Dulles: "La fede ... è più di un semplice assenso intellettuale o di un atto di fiducia cieca. È un atto complesso nel quale assenso, fiducia, obbedienza e impegno personale basato sull’amore sono intrecciati" - fede come una relazione bilaterale, reciproca, fra Dio e gli esseri umani, con la signoria chesed we-’emet di Dio che suscita, e addirittura chiede agli esseri umani come singoli o come comunità una risposta di fede o fedeltà. Secondo la tradizione cristiana, è Gesù a osservare perfettamente l’alleanza con Dio proprio per la sua risposta. |
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Chi pensa di avere fede senza lottare rischia di non credere in nulla...
La fede è lotta e agonia, non il riposo di una certezza posseduta. |
Dio è l'assalitore notturno che ha assalito Giacobbe al guado dello Iabbok, l'Altro che viene a te e lotta con te.
Giacobbe passa il guado dello Iabbok; è li, solo; arriva un uomo forte e possente che lotta con lui fino allo spuntare dell'aurora. Vedendo che non riesce a vincere, l'uomo colpisce Giacobbe all'articolazione del femore, Giacobbe è in difficoltà ma non molla. E' l'uomo a dire: «Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora». Giacobbe risponde: «Non ti lascerò,...». Se tu non conosci così Dio, se Dio per te non è fuoco divorante, se l'incontro con Lui è per te tranquilla ripetizione di gesti sempre uguali senza passione d'amore, il tuo Dio non è più il Dio vivente, ma il Dio morto, il Dio ozioso. Dio è altro da te, libero rispetto a te, come tu sei altro da Lui e libero rispetto a Lui. Guai a perdere il senso di questa distanza e dunque di questa sofferenza. Credere è cor-dare, "dare il cuore" come dicevano i medievali, il che implica lotta con l'Altro che non si lascia afferrare, rimane Altro da te. Ecco perché il dubbio abiterà sempre la fede. Dio non si trova nella facilità del possesso di questo mondo, ma nella povertà della croce, nella morte a se stessi, nella notte dei sensi e dello spirito. |
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la fede è resa ... |
Quando nella lotta capisci che vince chi perde e perdutamente ti consegni a Lui, quando ti arrendi all'assalitore notturno e lasci che la tua vita venga segnata per sempre da quell'incontro, allora la fede si fa abbandono, oblio di sé e gioia della consegna nelle braccia dell'Amato.
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La fede è affidarsi ciecamente all'Altro |
"Tu mi hai sedotto, o Signore, e mi sono lasciato
sedurre; mi hai fatto forza e hai prevalso... Mi dicevo: "Non penserò più a
lui, non parlerò più in suo nome!" Ma nel mio cuore c'era
come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo,
ma non potevo" (Geremia 20,7.9).
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